Fabio Mauri
- About exhibition
- Fabio Mauri: Non ero nuovo, por Giacinto Di Pietrantonio
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About exhibition
Fabio Mauri is considered one of the most important artists of the Italian scene in the sixties. Master of the Italian New Avant-Garde and founder of some of the most remarkable magazines that nourish the cultural debate in those years -like Almanaque Bompiani-, Mauri interacted with figures such as Italo Calvino, Umberto Eco and Pier Paolo Pasolini, and with visual artists and curators as Maurizio Calvesi, Jannis Kounellis and Carlo Boatto.
According to Mauri, the artist not only operates as an "image maker", but he should also be an intellectual in movement to express in the world. In fact, since the beginning of his production in the late fifties, his visual and poetic artwork focus the debate on the culture of image and language as consumer goods of the cultural industry. This quality of his artwork has been able to deploy from Mauri´s own family cultural enterprises, including publishing industry, film and theatre. In the sixties, the boom for communication studies and ideological content start to integrate his artwork proposals. The artist condenses themes and motifs based on philosophical elaboration both from Italian and French authors, such as Roland Barthes, Michel Foucault, Jean Baudrillard, Jacques Derrida, Gilles Deleuze, Félix Guattari and Giorgio Agambem. Mauri achieves a unique style, combining in his artwork images, forms and content, in a close relationship to the context.
The exhibition begins with Mauri´s artwork Ideology and Nature ´photographic record, from 1973. Entering the gallery room, we find the 36 patterns of Why do a thought pollutes the room? (1972), and in front, his large photography showing the artist with his friend Pier Paolo Pasolini on the film set of What is Fascism? from 1971. Both artworks refer to the ambiguous zone where thought becomes ideology and they both interact with the installation The Occidental or Wailing Wall, done in 1993 with old suitcases, bags and trunks that evoke not only deportee to death camps but all kinds of diasporas and migrations involving pain and tears.
In the space organized behind the wall, Mauri´s Screens reappear, fixed images, with and without figures, with or without texts. As in The End, communication alternates with silence, a Nietzsche’ metaphor for the beginning and the end of communication. Towards the exhibition’ closure, there are two legendary artworks: Jew Leather Harness and the objects of the performance Jewish, both productions from 1971 condensing Mauri's dedication to the creation of "work-tools” of discussion for freedom.
Along his artistic career he took part in major exhibitions in Italy and abroad, including a major retrospective of the Galleria Nazionale d'Arte Moderna in Rome, and numerous participations in the Venice Biennale in 1954, 1974, 1978, 1993, 2003 and 2009; and the prestigious Documenta of Kassel in 2013. In 2009, the year of his death, Mauri was appointed Grand Officer of the Order of Merit of the Italian Republic by the President of the Republic, Giorgio Napolitano.
Fabio Mauri: Non ero nuovo
por Giacinto Di Pietrantonio (frammento*)
Fabio Mauri (Roma 1926–2009) è un artista dall’opera complessa e multiforme che comincia e conclude vita e carriera nella città eterna, partecipando all’interessante dibattito culturale nazionale e internazionale che ivi si svolge a partire dal dopoguerra. È qui che, nel 1955, presso la galleria Aureliana, espone i primi disegni di carattere espressionista e informale. È qui che l’amico Pasolini, nel presentarlo, ne evidenzia la “contaminazione del linguaggio” come tratto caratteristico, facendo intuire che è un battitore libero. Difatti, benché Mauri fosse parte della scena artistico-culturale di allora, non aderì e/o fece mai parte dei coevi movimenti, quali la cosiddetta Pop Art romana di Schifano, Festa, Angeli, o l’Arte Povera che, con Kounellis e Pascali, ebbe un forte peso a Roma. Tuttavia, dagli anni Sessanta fu presente in molte delle significative mostre che accompagnarono artisti legati a queste aree espressive, a testimonianza del fatto che – pur essendo un “anarchico” linguisticamente parlando – il suo lavoro apparve necessario.
(…)
Pasolini, giustamente, riconosceva all’arte dell’amico Mauri – con cui presso l’Università di Bologna aveva dato vita alla rivista di politica e cultura il Setaccio – di essere fatta di contaminazioni, perché avvertiva il suo essere potenzialmente contaminata da linguaggi. Intellettualmente complessa, l’arte di Mauri non è mai pensata come discorso di arte per l’arte, come testo fuori del mondo, ma quale scrittura che fa mondo come si conviene all’opera di un artista che vuole, e sa di essere, anche un intellettuale. Intellettuale è il titolo della performance che, nel 1975, presso la Galleria d’Arte Moderna di Bologna,, Mauri “dedicò” a Pasolini, proiettandone il film Il Vangelo secondo Matteo (Pier Paolo Pasolini, 1964), senza sonoro, sul corpo-schermo di Pasolini stesso con camicia bianca seduto su una sedia al centro della sala. L’arte di Mauri che, come quella di Pasolini, ha una caratura religiosa al di là del dogma, mostra il corpo sacro di Pasolini al buio, illuminato misticamente solo dalla luce della proiezione, una “radiografia dello spirito” del corpo del poeta che, di lì a poco, sarà sacrificato sul litorale di Ostia, ponendo fine alla vita dell’intellettuale “contro”, radicalmente attivo nel condannare il potere di palazzo. Per Mauri, l’artista è un intellettuale in senso benjaminiano, in quanto non è colui che si presenta romanticamente solo e smarrito di fronte alla potenza del mondo, ma colui il quale ha delle responsabilità nei confronti del mondo stesso e partecipa al mondo. La sua è un’arte che deve porre domande e cercare risposte, essere partigiana, come gli piace asserire: “Ebbi occasione di affermare in un dibattito in quegli anni che commettevo (tentavo di fare) arte per ‘legittima difesa’. Comportamento poetico come guardia stretta, nel senso di parteggiare, o contrattaccare”1.
(…)
L’arte per Fabio Mauri è un linguaggio propositivo: “Enuclea il senso più della scienza e forse più della filosofia. Fa stare in piedi il mondo verosimile, Dio, l’uomo, i sentimenti, i pensieri, il giudizio generale e particolare sull’enigma dell’universo. Perciò mi dico anarchico, perciò mi coltivo come artista”2. Non è solo mezzo di rappresentazione (espressionismo), né di presentazione (dadaismo), ma strumento con cui parlare del mondo, di quello che è appena stato – mondo moderno – di quello che si sta avviando a essere – mondo postmoderno – e di quello che sarà – mondo futuro – per cui l’artista non sceglie uno stile ma, di volta in volta, i mezzi più appropriati. Mezzi vecchi e nuovi, una via eccentrica ben consapevole di “non essere nuovo”, come esprime in varie opere pitture, disegni, collage fino allo zerbino Non ero nuovo (2009) presentato a dOCUMENTA (13), edizione del 2012, per cui conferma che: “L’eccentricità [...] introduce un’estesa interferenza nella centralità di una storia abituale, abituata al proprio tempo”3. Il fatto che Mauri non potesse essere considerato un artista moderno, e tantomeno postmoderno, che quindi non potesse essere contemplato all’interno di un unico mondo espressivo – nonostante la partecipazione a sei biennali di Venezia e all’ultima Documenta di Kassel – ha fatto sì che si creasse un ritardo nella comprensione del suo lavoro che, fortunatamente, negli ultimi anni sta ricevendo la dovuta attenzione internazionale e di cui, anche questa mostra alla Fondazione Proa, costituisce un tassello. La mostra in questione cerca di tracciare un racconto storico-critico dell’opera di Fabio Mauri, partendo dai primi disegni – di cui abbiamo già fatto dire a Pasolini – andando avanti con opere oggettuali, schermi, grandi istallazioni, performance, opere-documento, etc.
Giacinto Di Pietrantonio
* Il testo curatoriale completo è parte del catalogo della mostra Fabio Mauri. Disponibile a Proa.
1. Fabio Mauri, Cosa è, se è, l’ideologia nell’arte, in Francesca Alfano Miglietti (a cura di), Scritti in mostra. L’avanguardia come zona 1958-2008, Milano, il Saggiatore, 2008, p.187
2. Fabio Mauri, Formazione del Pensiero Anarchico, in Carolyn Christov-Bakargiev, Marcella Cossu (a cura di), Fabio Mauri. Opere e Azioni 1954-1994, (Catalogo della mostra, Roma, GNAM, 1994) Milano, Mondadori, 1994, p. 141
3. Fabio Mauri, Eccentricità, in Francesca Alfano Miglietti (a cura di), Scritti in mostra cit., p. 325
Credits
Curator
Giacinto Di Pietrantonio
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Colaboration
Embajada de Italia en Argentina
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Organization and production
Marcella Campitelli, Dora Aceto, Sandro Mele – Studio Fabio Mauri
Cintia Mezza, Cecilia Jaime, Mercedes Longo Brea - Depto. Programación Fundación Proa
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Expository Design
Giacinto de Pietrantonio
Depto. Montaje Fundación Proa
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Instalation
Pablo Zaefferer, Soledad Oliva – Depto. Montaje Fundación Proa
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Conservation
Renata Knes, Ivan Barlafante, Claudio Cantelmi– Studio Fabio Mauri
Teresa Gowland – Por Fundación Proa
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Image Design
Dpto. de Diseño, F. Proa
Guillermo Goldschmidt, Jorge Lewis, Rafael Medel
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Education
Paulina Guarnieri, Rosario García Martínez, Camila Villarruel
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Educators
Noemí Aira, Laia Ros Comerma, Cora Papic, Juan Carlos Urrutia
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Montage
Ezequiel Verona, Marcela Galardi, Marcela Oliva, Jorge Opazo Ellicker,
Hernán Torres, Eduardo Gismondi, Esteban Campili, Diego Mur
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Ilumination
Patricio Tejedor, Claudio Del Bianco
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Translate
Roberto Rascella, Jaime Arrambide, María Clara Canzani
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Lenders
Studio Fabio Mauri, Italia
Achille Mauri, Argentina
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Acknowledgments
Achille Mauri
Embajada de Italia en Argentina, Instituto Italiano de Cultura de Buenos Aires